Dopo l’escursione di Alessandra nel mondo dei ron spagnoli, è toccato a me con i rhum in stile francese.
Mentre fuori le temperature erano intorno allo zero mi sono scaldata sognando il Guadalupa grazie ad una serata organizzata da Fisar Milano dedicata alla distilleria Damoiseau. Nata nel 1942 da una storia di sogni e sacrifici di una famiglia che è partita dal basso.
Con i suoi 20 ettari, l’azienda sorge come unica distilleria nella Grande Terre, dove i terreni sono calcarei e regalano sentori minerali. L’altra parte dell’isola, la Basse Terre dove le distillerie sono più numerose, è caratterizzata da una montagna di origine vulcanica e da venti costanti che portano sentori iodati ai rhum.
Ça vas sans dire si parla di rhum agricole, rhum agricolo, prodotto solo da canna da zucchero di cui è ricca questa terra.
La raccolta meccanica avviene tra febbraio e luglio, la canna da zucchero è facilmente deperibile e viene portata subito nelle distillerie per la fermentazione. Si parte dal Vesou, il succo della spremitura delle canne, fermentato fino ai di 4°/5° alcolici e trasformato in rhum dopo il passaggio in distillatore a colonna creola (qualche notizia sulla distillazione si trova QUI).
Per gli invecchiati è prevista la maturazione in botti di rovere da 220 l, usate in precedenza per la produzione di Bourbon, dove pare che il rhum sosti a meraviglia. Durante questo tempo è normale che parte del liquido evapori e le colmature possono avvenire in tre modi: aggiungendo prodotto di annate più giovani (spesso tramite metodo Solera). Con lo stesso prodotto della stessa annata prelevato da un’altra botte. Oppure tramite blend di diverse annate.
Ma cosa distingue un rhum francese dagli altri?
I sentori fruttati e floreali innanzitutto, la sapidità dovuta al terroir e la leggerezza ed eleganza che si beffano dei gradi alcolici con francese menefreghismo.
In degustazione:
- Rhum blanc 40°
- Rhum VSOP (very superior old pale),
- Rhum XO (extra old, minimo 6 anni)
- Rhum Vieux 10 anni
- Cuvée 2008 – Subprime
- Millesimé 1989
Del “Rhum Blanc” sorprendono la purezza della materia prima che spicca con note vegetali e la piacevole sapidità. È la base di partenza di ogni rhum invecchiato ma relegarlo solo a quello sarebbe troppo riduttivo. Dal “VSOP” possiamo parlare di invecchiati, hanno minimo quattro anni di sosta in botte e sensuali sfumature dall’ambrato al mogano a seconda dell’età. Così come i sentori fruttati (esotica e secca), speziati, di boisée e tostatura dovuti al legno che si evolvono nel tempo. In bocca alcuni spiazzano con un’entrata importante come il “Cuvée 2008”. Mentre altri, come lo “XO”, stupiscono con un impatto soave per rivelarsi potenti e caldi dopo qualche secondo.
C’è sempre poi chi ha bisogno di tempo, per assestarsi nel calice, per iniziare a respirare dopo gli anni passati in botte e bottiglia. Il “Millesimè 1989” è da sorseggiare lungo tutta una notte, con un buon sigaro e un camino acceso in accompagnamento che forse in Guadalupa non sarebbe il massimo date le temperature, ma nella Milano innevata si!

Bevo per scrivere… o scrivo per bere?